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Paola
48 anni
insegnante

Sono Paola Lisimberti, insegno Italiano e Storia nella sezione Scienze Applicate (Liceo Pepe, Ostuni).

Io sono un insegnante e niente di tutto quello che riguarda il cambiamento può essermi estraneo. Per definizione. Per status. Per il fatto stesso di avere l’incommensurabile privilegio di lavorare nella scuola, il luogo dove tutti noi abbiamo il dovere di aiutare le idee a nascere. Di mestiere sono un comunicatore e non ho mai voluto essere un televisore per i miei studenti. Così, quando un alunno, tanti anni fa, ha detto di avere sul cellulare un audio con D’Annunzio che recitava La pioggia nel pineto, l’abbiamo ascoltato tutti. Ho sempre sperimentato l’uso didattico della tecnologia. Chiaramente, per farlo devo continuamente studiare. Quando ho difficoltà, ho gli insegnanti migliori. Gli studenti. Mi sono lasciata attraversare e ho attraversato tutti i progetti Ministeriali ed Europei sulle ICT, ho studiato l’Html, gli ipertesti, l’uso LIM, il montaggio video, il registro elettronico. Convinta che bisogna essere pazzi per essere uomini e che bisogna avere il caos dentro per generare una stella che danza, ho scoperto l’educazione intergenerazionale e mi sono convinta che insegnare a tutti, anche agli anziani, ad accedere all’informazione e alla rete, sia proprio uno dei miei doveri come insegnante. Alfabetizzare: questo verbo contiene il senso della missione di questo lavoro. Poi, quest’anno, la robotica, le potenzialità della robotica educativa nella lotta alla demotivazione e all’abbandono (quella che in didattichese si chiama dispersione scolastica), il Romecup. E ho potuto osservare una squadra al lavoro, l’orizzontalità dei ruoli, un sapere che si costruiva dentro e fuori dall’aula, ma soprattutto mi ha meravigliato la manualità, il cercare soluzioni, la condivisione, la felicità per quel senso di futuro che i ragazzi stavano costruendo. Ed esattamente come loro, anche io non so ancora cosa farò da grande.

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