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Sono Domenico Aprile, insegno Informatica negli Istituti Secondari.

Non essendo “di ruolo”, cambio spesso sede di servizio. Molti miei colleghi mi definirebbero “precario”. Io preferisco “flessibile”, “sperimentatore”, al limite “un innovatore della scuola”,

”, prendendo in prestito una definizione che mi ha affibbiato un innovatore vero, Cosimo Palmisano (che ho avuto la fortuna di conoscere ed apprezzare quando eravamo, entrambi, “semplici” studenti di Dottorato), fondatore e CEO di una delle start-up italiane di maggior successo.

Non ho fatto sempre e solo l’insegnante. Ho avuto la fortuna di risiedere in Danimarca per 9 mesi, lavorando, durante il Dottorato, su un progetto di ricerca industriale per una nota azienda italiana (sud-italiana, meglio!) del mobile imbottito. Per poi fare una esperienza di eccellenza come consulente per un Polo Tecnologico. No, non al Nord. Nemmeno al centro. A pochi Km da casa (sono di Lecce): a Casarano, ove con un progetto del PO FESR 2000-2006 si stava costruendo una agenzia di Knowledge Management (KMaC- Knowledge Management agency Casarano). E’ li che ho avuto la fortuna di conoscere e praticare terreni sconosciuti: conoscenza, innovazione, prototipazione rapida e stampanti 3D, nuovi materiali a film, cooperative working, prosumer, Società dell’Informazione, open source, auditing, foresight e scouting, ecosistema digitale.

Il progetto terminò, nel giugno del 2009. Ma i semi di quella follia, oramai, erano in me. E li porto ovunque io vada, provando a seminare per vedere l’effetto che fa.

L'anno scorso sono capitato in una scuola che è formata da persone, non da insegnanti e alunni: gente che si mette in gioco e che, partendo da una proposta (“portiamo l’innovazione a scuola? Cominciamo con la formazione professionale di eccellenza ed apriamo al territorio?”), invece di riderti in faccia, ti risponde “perché no?”. E da li è partito il “gioco”: uno dei primi giorni di lezione, ho detto ai ragazzi “dovete diventare hacker!”. Mi hanno guardato come se fossi un alieno. Ma è durato un attimo! Ed abbiamo cominciato a discutere di Smart City, living lab, Agenda Digitale, Europa2020, Horizon2020, Makers, Arduino. Si, avremo anche fatto qualcosa in C++: in fondo i programmi (pardòn, “indicazioni”) ministeriali li richiedono. Ma oggi, quei ragazzi hanno qualcosa da insegnarmi: wiring, processing, TouchOSC e molto altro. Non gliel’ho insegnato io, gli ho solo aperto una finestra sul futuro: loro hanno sentito il vento fresco che ne proveniva, hanno dato uno sguardo ammirato e sono usciti dall’aula. E non sono più rientrati. Ed io con loro. Per fortuna.

A pensarci bene, quest’anno sul programma che, come ogni anno, ho fatto loro firmare avrei potuto scrivere: innovazione, futuro, speranza, sogni. Sono sicuro che lo avrebbero comunque firmato!

Perché abbiamo cominciato a costruire un sogno! Perché, citando Paolo Coelho, il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni.

Domenico
42 anni
insegnante
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