L’AMORE “EDUCATO”
- Gabriella Marseglia
- 12 gen 2018
- Tempo di lettura: 2 min

L’amore. Chi non ha mai parlato di questo argomento o non lo ha mai provato sulla propria pelle?
L’amore è con noi sin da prima della nostra nascita, quando la nostra futura mamma piangeva di gioia nel vedere un’ecografia o sorrideva speranzosa nel sentirci scalciare all’interno della sua pancia.
Non potremmo pensare ad un mondo senza amore, non esisterebbe: è per questo che da sempre proprio questo sentimento è il principale argomento di poesie, canzoni, opere d’arte, libri, film…
Pensiamo ad esempio ad Andrea Cappellano, che, già nel 12° secolo, nel suo trattato “De Amore”, scrive di questo sentimento come “una cosa molto da laudare”, come un qualcosa che innalza l’uomo e lo rende “vertudioso e ben costumato”.
Oggi, a distanza di 10 secoli, la situazione è molto cambiata ed è in continuo mutamento. Grazie ai social e alla tecnologia, è più facile conoscere persone e parlare con loro, seppur dietro ad una tastiera. Ma si può davvero conoscere qualcuno in questo modo? Certamente no. Come scrive Alessandra Clemente nel giornale “la Repubblica”, “la società è dominata dalla convinzione che tra vita virtuale e reale non esista alcun confine e che, ad esempio, i centinaia di amici su Facebook esistano davvero e si interessino davvero a loro”. È per questo motivo che l’uomo non sa più instaurare rapporti sociali reali e dimostrare i propri sentimenti. Si sta perdendo il vero senso dell’amore, il quale viene spesso scambiato per possesso. In TV, sui giornali, sui social, ovunque la notizia di femminicidi è una notizia calda. Questi, come scrive Dacia Maraini, “nascono inevitabilmente dalla paura di perdere un possesso che l’uomo crede gli sia stato assegnato dal destino”. Quante volte abbiamo sentito dire da un ragazzo “sei mia” alla sua “fidanzata”? Molti penseranno che non ci sia nulla di male, che sia una frase di uso comune, magari anche romantica. Questa è la mentalità della società moderna, che vede in una frase orribile e umiliante per una donna, una frase d’amore.
L’amore che sempre più si diffonde è infatti un amore malato, che culmina con la più diffusa causa di morte delle giovani donne: il femminicidio.
Come cambiare allora questo modo di pensare e di vivere della società? Come suggerisce Alessandra Clemente, bisognerebbe educare l’uomo ai sentimenti. “Ci scagliamo contro quegli uomini oramai adulti che perseguitano, violentano, uccidono le donne”, dice la giornalista, “ma non pensiamo ad insegnare ai futuri uomini come ci si rapporta con le donne e non soltanto con loro”.

In un mondo in cui l’unico obiettivo è formarsi, imparare quante più cose possibili, lottare per poter affrontare esami, compiti ed interrogazioni a pieni voti, in cui si passa la vita in una graduatoria sperando di ottenere un posto di lavoro e intanto prendendo lauree su lauree e sforzandosi di realizzarsi, non c’è più tempo per scoprire i propri sentimenti. È per questo che poi l’uomo non sa come comportarsi in una relazione, non sa amare, è incapace di gestire i propri sentimenti, ai quali dovremmo appunto essere educati.
Quando siamo nati ci hanno toccato gli occhi e ci hanno detto che servivano per guardare, ci hanno messo una mano sul cuore e ci hanno detto che serviva per amare, ma nessuno ci ha mai detto che con gli occhi avremmo pianto e con il cuore avremmo sofferto.
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