My Way: Alan Friedman racconta Berlusconi
- Federico Bennardo
- 10 lug 2016
- Tempo di lettura: 3 min

Città Bianca a stelle e strisce per l’intervista ad Alan Friedman, che ha presentato “My Way: Berlusconi si racconta a Friedman” (Rizzoli). L’incontro, organizzato da “Libri in faccia”, è avvenuto nella suggestiva location di “Ciccio in piazza”, in Piazzetta Sant’Oronzo. Il dialogo si è svolto con il politico Fabiano Amati ed è stato moderato dal giornalista Francesco Roma.
Friedman, giornalista economico, conduttore TV, produttore e autore, dopo anni di interviste e conversazioni con Berlusconi, racconta nel suo libro la vita dell’uomo più amato e odiato in Italia in maniera inedita, affrontando vari temi della sua straordinaria vita: l'infanzia, i genitori, la sua vita scolastica, le prime manifestazioni delle sue doti da intrattenitore, da leader e da imprenditore, gli amici e collaboratori, i matrimoni e i divorzi, gli anni dell'edilizia, la nascita dell'impero televisivo ed editoriale, l'amore per il Milan, gli eventi che lo hanno portato ad impegnarsi in politica, il rapporto con i leader europei ed internazionali, i processi, gli scandali, l’immagine che hanno creato su di lui i media.
Friedman ha affrontato tematiche riguardanti non solo il suo libro: prima fra tutte le elezioni negli stati Uniti. L’autore si è dimostrato molto critico nei confronti dei due candidati principali, Clinton e Trump (ha avuto modo di intervistare quest’ultimo in Texas, definendolo un uomo «meno imbecille, con idee superficiali e semplicista sul mondo»), paragonandoli ai nostri Salvini e Grillo, in quanto populisti e contrari all’immigrazione. Egli stesso ha ribadito che sono proprio gli immigrati a garantire l’economia salda del suo Paese; difatti «dietro le cifre» dice Friedman «c’è molto disagio nel sud e nell’est: 48 milioni di americani con meno di 20mila dollari di stipendio annui, 100 milioni a rischio di esclusione sociale: 148 milioni di americani (quasi la metà), dunque, che vivono in disagio. La globalizzazione ha quindi lati positivi quanto oscuri, in quanto sono stati “rubati” posti di lavoro a chi non ha realmente le “skills” adatte.». Il giornalista ha ribadito che la gente può essere strumentalizzata dai politici che mentono: Trump filtra il mondo attraverso il suo ego, e grazie al razzismo acquista consenso.
Friedman si è successivamente concentrato sul suo libro. La domanda da porsi è: “Perché proprio Berlusconi?”. A detta dell’autore «in nessun’altra nazione occidentale, negli ultimi vent’anni, un leader politico ha dominato così completamente la scena come ha fatto Berlusconi in Italia.». Friedman stesso ha ribadito che un politico non può fidarsi di un giornalista. Come ha fatto dunque a convincere l’ormai ex presidente del Milan ad essere intervistato in maniera così aperta? Con un pizzico di ironia, l’autore ha risposto: «Le persone si confidano con me perché sono vecchio. Basta sorridere e avere una testa dura, scambiare chiacchiere (anche su fatti personali) con i leader prima di intervistarli perché sono anche loro esseri umani. Sono stato imparziale nei confronti di Berlusconi: non sono il suo portavoce, bensì un giornalista indipendente che vuole scrivere un libro onesto».
«Non è stato semplice» ha proseguito. «I 18 mesi passati fianco a fianco e le oltre 120 ore di video, condite anche dalle giornate passate a mangiare in salotto dove Berlusconi si lamentava dei suoi diversi traditori, mi hanno consentito di farmi un’opinione sull’uomo. Berlusconi è innanzitutto un essere umano, con i suoi alti e bassi. Il sorriso e l’ottimismo sfrenati esibiti davanti alla televisione sono spesso una maschera di ciò che sta dietro, ovvero un umore oscillante tra fasi di depressione e di euforia».
L’autore ha concluso la serata rispondendo alle domande del pubblico, mixando alla sua serietà e professionalità simpatia e ironia irresistibili.
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