La precarietà del diritto allo studio

Dopo aver convissuto con rumori assordanti durante le lezioni, con le passeggiate degli operai sulle impalcature, e tutto ciò che concerne interventi di riqualificazione energetica - che teoricamente dovevano essere avvenuti durante l'estate dello scorso anno - gli studenti del liceo ostunese si sono ritrovati, al ritorno dalle vacanze natalizie, in una situazione a dir poco tragica: aule senza infissi, termosifoni spenti, operai intenti a piallare i davanzali interni delle finestre della scuola e autorità scolastiche che non sapevano come comportarsi.

La precarietà della scuola comporta danni agli studenti. Siamo in una situazione instabile. Abbiamo convissuto per tre mesi in situazioni precarie, ai confini della sicurezza.

E ora si affaccia una possibilità alquanto terrificante per i pendolari: trasferire le attività didattiche dal liceo, situato nei pressi del capolinea delle autolinee, all' Istituto Vitali nei pressi del Foro Boario, e quindi da tutt'altra parte della cittadina.

Come comportarsi in questi casi? Perché, ad oggi, andare a scuola deve sembrare quasi un dovere, in luoghi malsani e ai confini delle garanzie costituzionali, quando invece ognuno di noi ha il diritto allo studio?

A chi dare la colpa di questa situazione?

Io non so dare una risposta senza cadere in accuse infanganti. Siamo una delle poche province italiane al freddo nelle scuole perché la Provincia non ha saputo ben amministrare. Questo è un dato di fatto. Ma perché dobbiamo sentirci male - infatti il 7 gennaio si sono riscontrati casi di attacchi allergici molto acuti - quando andare a scuola dovrebbe essere un piacere?

Noi, il Liceo Scientifico di Ostuni, abbiamo bisogno di andare a scuola, di imparare, di affrontare un ragionamento critico, di rapportarci con gli altri. Perché NOI SIAMO LA SCUOLA; perché dobbiamo aprirci al futuro che ci aspetta.

Perché "Solo chi sogna, impara a volare".

Ma di volare nella polvere non se ne parla!